1.2.20

Guida alla stesura di una tesi di storia dell'architettura

guida alla stesura di una tesi di storia dell'architettura

Sono trascorsi dieci anni da quando ho iniziato a scrivere questo blog. A quei tempi non era così consueto come ai nostri giorni in cui di blog di architettura o design ce ne sono veramente tantissimi anche se stanno prendendo sempre più piede altri social network che assolvono la stessa funzione. Nonostante i miei lunghi periodi di silenzio penso che il blog abbia una sua poetica, è come se avesse un ritmo più disteso, più lento, più riflessivo,  che mi riporta ogni volta, e a distanza di tempo tra le sue righe. 

Durante questi due anni di assenza dal blog ne è passata di acqua sotto i ponti.Sono stata impegnata in esperienze professionali molto intense sul piano emotivo. Ho avuto modo di lavorare a progetti entusiasmanti come, per esempio, quello della nursery al piano delle partenze (primo piano) realizzato nell'aeroporto di Orio al Serio oppure di relazionare ai seminari di formazione per architetti avendo l'opportunità di conoscere tanti colleghi; di trasferire lo studio in una nuova sede e di lavorare con gli studenti del Politecnico di Milano. A loro e a tutti gli studenti che ho incontrato negli anni precedenti a Lecco e a Palermo è dedicata la

Guida alla stesura di una tesi di storia dell'architettura.

28.12.17

Rosso

restyling con il colore Roberta Canestro

Il 2017 è stato un anno molto intenso, ricco di esperienze   personali e professionali. Da questo punto di vista, al momento, è più aggiornato il sito web che questo blog. 
Uno dei progetti che ha impegnato il mio studio quest'anno è la conversione di uno spazio in sala polifunzionale. Un intervento basato sul disegno di pochi elementi d'arredo e sul colore. Il risultato è uno spazio fortemente caratterizzato nel quale converge l'identità dello showroom al quale è annesso.
In foto uno scorcio. Rosso. Rosso e ben augurale.



7.10.16

Parigi



[... segue da] A febbraio ho visitato Parigi. Ha piovuto quasi tutto il tempo ma ciononostante attraverso il velo grigio ne traspariva tutta la bellezza della quale ho potuto gioire soprattutto passeggiando per le sue vie.  Camminare, per me, è infatti il modo migliore per conoscere un luogo, per appropriarsene, leggendone le stratificazioni, le linee, le forme, i colori, e coglierne l’essenza, anche attraverso gli odori. Uno spazio, un luogo, un edificio oltre ad essere un invaso o un contenitore, concorre a creare un contesto e cos’è, quest’ultimo, se non l’insieme delle sensazioni che suscita nel nostro intimo? Mi chiedo come mai sia così difficile comprendere un suggerimento dell’anima e lasciarsi andare invece, come tristemente dimostrato dalle nostre periferie ma non solo, all’abbrutimento dei sensi del quale lo spazio fisico è un riflesso. Prendersi cura di ciò che ci circonda equivale a prendersi cura di sé stessi. Vivere in un ambiente armonioso è rasserenante, per tutti, anche quando per ottenerlo occorrono più prove di colore.